27 febbraio 2018
Carmelo Palma, Igor Boni e Giulio Manfredi (candidati in Piemonte di “+Europa con Emma Bonino”):
Una delle giustificazioni che il Partito democratico utilizzò per archiviare negli scorsi mesi la proposta di legge sulla legalizzazione della cannabis – sottoscritta, nella sua versione parlamentare, da decine di deputati e senatori Pd e in quella popolare da oltre 50.000 cittadini – fu che si trattava di una scelta divisiva e che sarebbe stato più utile fermare la discussione sul terreno della cannabis terapeutica, condiviso in modo assai più ampio. Il risultato è che la discussione sulla legalizzazione è stata per l’ennesima volta rinviata e sulla cannabis terapeutica, anziché passi avanti, registriamo il medesimo stallo che ha reso questo per molti pazienti un diritto negato. L’approvvigionamento dei farmaci a base di cannabis è stato legato per anni interamente a forniture estere, che spesso si interrompevano lasciando i malati (soprattutto oncologici e affetti da patologie neurodegenerative) privi di cure. Si è poi aperto alla produzione nazionale, assegnandola però in monopolio allo Stabilimento chimico farmaceutico militare di Firenze, che però non è in grado di provvedere al fabbisogno nazionale. Il risultato è che anziché aprire il mercato della cannabis a uso medico a produttori nazionali, ci si continua a rivolgere esclusivamente a produttori esteri. Il 18 gennaio scorso il Ministero della Difesa ha aggiudicato la fornitura di 100 chili di cannabis per le esigenze dello Stabilimento Chimico Farmaceutico di Firenze alla società tedesca Pedanios Gmbh (vedi link in calce). Insomma, il proibizionismo delle droghe continua a essere di fatto proibizionismo delle cure e anche della produzione farmaceutica. La qual cosa conferma che se non si supera il paradigma proibizionista sulla produzione di cannabis in Italia non solo i consumatori saranno lasciati alla mercé del mercato criminale, ma anche i malati saranno abbandonati in una situazione di perenne incertezza.