Migranti in attesa di esser soccorsi a circa 20 chilometri dalla costa libica, 4 ottobre 2016 (ARIS MESSINIS/AFP/Getty Images)

Migranti in attesa di esser soccorsi a circa 20 chilometri dalla costa libica, 4 ottobre 2016
(ARIS MESSINIS/AFP/Getty Images)


Mi sono sempre interrogato senza trovare uno straccio di risposta interiore sul come fosse possibile che regimi feroci come quello nazista potessero acquisire il potere assoluto senza essere intaccati da una rivolta popolare degna di questo nome.

Era possibile non sapere quello che stava accadendo? Non si sapeva dei campi di concentramento, delle violenze, delle uccisioni, della strage di popolo in atto? Non si aveva la percezione del disastro che si stava compiendo e quello a cui si andava incontro? Mi sono sempre detto che fosse impossibile non sapere; forse non si aveva piena coscienza e conoscenza ma la sostanza doveva essere evidente a molti. E allora perché non si riuscì a far prevalere l’umanità, nel senso pieno del termine, contro la barbarie più feroce?

Nessuna storia si ripete uguale e i paralleli sono assolutamente impossibili e comunque impropri. Eppure la vicenda epocale delle migrazioni che stiamo vivendo mi ha fatto comprendere molto.

Allora la propaganda del regime condizionava le menti in modo massiccio. Oggi i mezzi di informazione sono molteplici e non esiste una mano unica che li guida ma le parole d’ordine di certa propaganda rimbalzano, se possibile, con efficacia ancora maggiore. Una propaganda che non ha una regia ma che si autoalimenta e lievita all’infinito grazie a parti importanti della politica e del giornalismo e con la gran cassa dei cosiddetti “Social”, modificando percezioni, stati d’animo, opinioni, reazioni e posizioni politiche.

Oggi mentre disquisiamo di immigrazione sono decine di milioni le persone che in Africa fuggono da guerre, carestie senza precedenti, violenze e fame (fame alla quale li abbiamo condannati anche grazie alle politiche protezionistiche europee). Solo una piccola parte di esse ha l’ambizione di trovare rifugio in Europa, a “casa nostra”. Solo una piccola parte mette a rischio la propria vita e la propria incolumità investendo tutti i propri averi per attraversare deserti alla mercé di organizzazioni criminali fino ad arrivare ai campi di concentramento della Libia, sopportando violenze e privazioni di ogni genere, per sperare di trovare una barca sgangherata che gli dia la possibilità di giungere sulle coste europee senza annegare o vedere annegare i propri cari.

In questi anni, in Africa, in Libia in particolare, e nel Mediterraneo si contano a decine di migliaia i morti, a centinaia di migliaia quelli che subiscono violenze, a decine di milioni i profughi. Il tutto mentre infuria una guerra in Siria che ha ucciso oltre 400.000 persone.

Marco Pannella parlava di un Olocausto in corso, facendo storcere il naso a molti proprio perché il parallelo riporta a vicende della storia che ciascuno di noi rifiuta intimamente di poter accettare o che rendono indigesto l’essere accomunati ai responsabili, anche indiretti, di tragedie di tale misura.

Eppure questa nostra società, tra chi volge lo sguardo altrove per vergogna o per fastidio e chi, a bassa voce o urlandolo alle folle, ritiene che sia cosa buona e giusta fermare chi scappa da una vita di orrori per salvaguardare il nostro benessere, dimostra pienamente l’assenza di umanità e di lungimiranza e prefigura il peggio. Questa nostra società sta abdicando ai valori che dice di voler conservare e promuovere e la faccenda più brutta è che non se ne sta accorgendo. Una società che preferisce condannare alle peggiori tragedie i suoi simili piuttosto che vedere la loro povertà, la loro sofferenza; piuttosto che tentare l’unica strada possibile che è quella della integrazione e dell’accoglienza. Strada difficilissima certo ma l’unica percorribile a mio avviso. Buonismo? Ragionevolezza!

La Storia ce ne chiederà conto tra breve, ne sono certo, e sarà un conto amaro da sopportare. Nel frattempo la cosa più atroce che possiamo fare è “non fare”. Per questo siamo in strada a raccogliere firme sul progetto di legge di iniziativa popolare “Ero Straniero” e a fare iniziative politiche per gli Stati Uniti d’Europa; perché vogliamo dare uno spazio alla speranza di una società capace di vedere un problema, cogliendo anche le opportunità e rifuggendo al contempo la tentazione di chi si limita a mettere sotto il tappeto la polvere per non vederla, fottendosene dei diritti umani e dei diritti più in generale. Quella polvere sono persone: sono uomini, donne e bambini.

Se siete indifferenti o avete speso più tempo a sostenere che il problema sono le ONG che, come dice il “Presidente” libico “hanno la pretesa di salvare i migranti” rispetto a quello investito a indignarvi e agire per contrastare la carneficina di uomini e di diritti in atto, siete purtroppo una parte del problema e non della soluzione.