UNO DEI NEMICI PIU’ INSIDIOSI SI CHIAMA ASSUEFAZIONE
In Siria siamo sulla soglia di mezzo milione di morti e quattro milioni di profughi. Città distrutte, civiltà distrutta. Lo abbiamo visto dall’inizio che sarebbe accaduto e abbiamo emesso silenzio, come altre volte. Abbiamo indicato la strada del Tribunale penale internazionale quando ancora era percorribile, incriminando Assad e i suoi complici e chiunque si fosse macchiato di crimini contro l’umanità. Ma nulla di nulla. Abbiamo chiesto mobilitazione alle Istituzioni, ai cittadini. Ma nulla di nulla.
Sulla pelle dei siriani si giocano molti interessi contrapposti che vedono su quel territorio una concentrazione senza precedenti di scelte sbagliate, di non scelte e di opportunismi feroci: Putin e la Russia ne sono l’esempio lampante ma non sono certo i soli.
Un popolo intero fugge dalla guerra e dalla distruzione e trova morte nel Mediterraneo e fili spinati per ostacolare un esodo che non è arginabile. Ma il filo spinato più grande, più alto e più impenetrabile che stiamo ergendo un po’ tutti si chiama assuefazione. L’Assuefazione di ascoltare giornalmente elenchi di bambini annegati senza indignarci nel profondo e di vedere immagini di disperati che dormono accumulati come non consentiremmo nemmeno agli animali di essere.
Mi sono sempre chiesto perché durante il Nazismo non ci fosse dall’interno della Germania un moto popolare di rivolta contro quello che accadeva. Come potevano non sapere? come potevano accettare? Non so se anche allora l’assuefazione fosse un elemento importante ma temo proprio di sì.
Mentre “quelli” muoiono come mosche noi che facciamo? Cambiamo canale per non disturbare la serenità della cena. Dobbiamo vergognarci, come europei, come uomini. Ma più di tutto dovremmo avere la forza di creare un movimento di opinione enorme – a partire proprio dalla sonnolente Europa – che sappia far comprendere come quel che sta accadendo non può e non deve più accadere. Non si tratta semplicemente di chiedere pace o di affermare retoricamente “Siamo tutti siriani”; si tratta di chiedere un intervento internazionale che sappia essere strumento di giustizia come in ex-Yogoslavia, perché quando affermiamo che non c’è pace senza giustizia, che non potrà mai esserci pace senza giustizia, affermiamo che ogni Stato, ogni cittadino è responsabile. Un movimento di opinione che non consenta alla Russia, alla Turchia, agli USA e all’Europa di curare interessi e disinteressi sulla pelle dei siriani. Ne abbiamo, ne avremo la forza? Temo di no ma occorre provarci ancora.