Una serie di domande mi tornano continuamente alla mente in questi giorni dopo il congresso dell’Associazione radicale Adelaide Aglietta che ha sancito la chiusura dell’Associazione per il prossimo 20 maggio (15° anniversario della morte di Adelaide) a meno di nuovi elementi che consentano di modificare questa scelta.
E’ più facile o più difficile che si avvii concretamente la coltivazione di Cannabis ad uso terapeutico senza uno strumento come l’Associazione Aglietta?
E’ più facile o più difficile che si tengano i referendum comunali sul road pricing?
E’ più facile o più difficile che si approvi una legge regionale contro il consumo di suolo?
E’ più facile o più difficile che la legalità delle elezioni (vedi “Caso Marrone”) venga rispettata?
E’ più facile o più difficile attivare concretamente una campagna che conduca a risultati sui Piani di Eliminazione delle Barrire Architettoniche (i cosiddetti PEBA)?
E’ più facile o più difficile che sul lavoro si riesca a produrre politiche attive e riformatrici in Regione seguendo le proposte di Pietro Ichino?
Potrei continuare ma mi fermo qui.
Da una parte ho la consapevolezza che lo strumento che abbiamo non è più adeguato, dall’altra ho una consapevolezza altrettanto forte, ovvero che senza uno strumento non riusciremo a fare passi avanti.
Durante il Congresso ho fatto un breve elenco di vittorie che abbiamo contribuito a conquistare o che, da soli, abbiamo ottenuto.
(Un momento del Congresso)
Non parlavo della storia lontana ma degli ultimi anni: RU486, testamento biologico, unioni civili (anche se in versione edulcorata), anagrafe degli eletti e dei nominati a Torino e in Regione Piemonte, Ius soli, Garante dei detenuti, ripristino della legalità con la cacciata di Cota, etc.
In quanti possono produrre un elenco altrettanto importante?
Quante forze politiche molto più grandi e strutturate di noi possono mettere sul tavolo vittorie come queste? Nessuna; malgrado il numero di iscritti o di attivisti.
E allora che facciamo? L’unica via che vedo è quella di riuscire a fare quello che per anni abbiamo abbozzato senza riuscirci pienamente. Coinvolgere altre storie insieme alla nostra. Non solo collaborare ma essere in un solo luogo (in futuro magari in una sola organizzazione) insieme con chi condivide almeno un pezzo della nostra analisi. Mi riferisco a LibertàEguale, agli Ateniesi, ad Alleanza per la Città, a IdeexTorino, alla Federazione, al gruppo di Volpedo, ad altri ancora. Tutti strumenti associativi che in un modo o nell’altro incontriamo sulla nostra strada con i quali dovremmo scommettere sul futuro. Per farlo bisogna essere disposti a scommettere anche sul nostro cambiamento e sapere che ognuno perde qualcosa ma si rischia di guadagnare molto di più.
La politica (mi verrebbe da dire “la filosofia politica”) dei Radicali non può essere persa, malgrado si stia facendo di tutto per perderla. Il mix liberale, laico, progressista e riformatore contenuto nella cornice originale del metodo nonviolento è unico e merita un futuro. Non perché quel metodo è stato grande e deve essere ricordato ma perché può e deve produrre per questo Paese – e non solo – nuovi risultati e nuove vittorie di cui c’è disperato bisogno.