L’amarezza c’è. Lo ammetto.
1557 preferenze – di cui 1066 a Torino città – sono tante per me ed è un risultato che considero buono. Certo però se fossimo riusciti ad avere una postazione in Consiglio regionale avremmo potuto fare molto di più di quello che potremo fare così. Per entrare in Consiglio d’altronde ne servivano il doppio. Eppure sono stati 40 giorni belli, nei quali abbiamo messo in pratica una politica diversa, in tanti, con un entusiasmo che credo molti non avevano più da tempo. Siamo stati parte del cambiamento che prefiguriamo; non lo abbiamo solo evocato, lo abbiamo fatto. E’ questo il bicchiere mezzo pieno da cui ripartire sapendo che di strada da fare per conquistare un Piemonte diverso e un PD rinnovato e nuovo ce n’è molta. Nessuna recriminazione; la dinamica delle preferenze è negativa e lo si dimostra ad ogni occasione ed è per questo che auspichiamo collegi uninominali dove mettere a confronto persone, storie, idee e proposte.
Resta infine un ringraziamento collettivo da rivolgere ai tanti che mi/ci hanno dato una mano. Molti dei quali inaspettati. Quando ho deciso di buttarmi in questa avventura mi son detto che avrei dovuto evitare il rimpianto di non aver provato e fatto qualcosa in più. In coscienza so che abbiamo fatto tutto il possibile con i mezzi a disposizione e che quelle 1557 persone (più qualcun’altra che mi ha votato alle europee sbagliandosi) sono voti conquistati uno per uno. Proprio uno per uno. Questo fa la differenza nel metodo ma purtroppo fa anche la differenza nel risultato. Non mi resta che chiudere questa pagina, accantonando al più presto l’amarezza per ricominciare a lottare. Spero che la squadra eterogenea che si è costituita in questa nostra campagna elettorale continui ad avere voglia e passione per proseguire il percorso.
Io certamente non mi fermo qui.