dal Diario di bordo del candidato
Domenica 18 maggio, giornata decisamente meno intensa delle scorse e certamente anche di quelle che mi aspettano. Mattina passata a fare spesa per mio padre e poi a preparargli da mangiare.
Dalle 15 sono nel mio comitato elettorale (mi vedete qui con l’inossidabile Silvja Manzi) dove faccio il comunicato di annuncio dell’iniziativa del 19 sulla Green economy con il Presidente dell’UNCEM Lido Riba.
Poi per strada in via Garibaldi dentro lo struscio del pomeriggio a dare volantini (nella foto, mi vedete?). La sensazione non è negativa malgrado la gran parte dei passanti non voglia neanche sentire parlare di politica. Una coppia si ferma e dice che mi voterà, lo avevano già deciso; un’altra signora che conosco ma non ricordo chi sia mi stringe la mano sorridendomi e dice che mi voterà; una terza mi aspetta mentre sono a prendere un caffè perché vuole almeno vedermi un attimo. In Piazza Castello si stanno radunando i tifosi juventini per la festa; un gruppo armato di bandiere, sciarpe e altri stendardi passando mi grida “La politica fa schifo!”. Io prontamente rispondo “Invece il calcio è sanissimo, no?”
Nel tardo pomeriggio torno in sede per mandare mail e alimentare contatti su facebook. E’ l’anniversario della morte di Enzo Tortora. La commozione dei ricordi c’è ancora malgrado siano passati 26 anni così scrivo queste parole che chiudono una giornata interlocutoria prima della baraonda finale.
“Caro Enzo, sono 26 anni che ci hai lasciato e avremmo immenso bisogno del tuo modo garbato di essere liberale, radicale, legalitario e riformatore. La vergogna della malagiustizia italiana, delle lungaggini inaccettabili dei processi, dell’ipocrisia dell’obbligatorietà dell’azione penale, di carceri che sono luoghi di violazione dei diritti dei detenuti e degli agenti di polizia penitenziaria, è una realtà che vorrei riuscissimo a cambiare anche in nome delle tue e nostre lotte per la Giustizia Giusta. Credo che ricordare questa data di per sé non serva a molto ma serve certamente non mollare e non accettare che su questi temi non si riesca a dibattere e a produrre riforme degne di questo nome. Caro Enzo, ho cominciato con te la mia militanza politica quando nel lontano 1985 ti ho stretto la mano a Torino in un Teatro Carignano strapieno, avevo 17 anni e lo ricordo limpidamente. Oggi sono ancora qui al tuo fianco e al fianco di chi non china la testa“.