Nella nostra azione politica di ricostruzione e di costruzione, di fantasia creativa e di passione, non possiamo e non dobbiamo rimanere incastrati nella cronaca politica giornaliera e invischiati nelle nostre vicende interne. Se così facessimo ci troveremmo a essere noi stessi un elemento di un domino che inesorabilmente sta facendo cadere le sue tessere, una dopo l’altra, verso il ritorno agli Stati nazione, ai nazionalismi, alle chiusure di confini, al protezionismo sulle merci e sugli uomini, alla paura e all’odio.
La nostra campagna elettorale incentrata su +Europa non è stata a mio avviso la promozione di una “lista di scopo” come anche tra noi si va dicendo. Liste di scopo erano altre del nostro passato. Questa è stata ed è una lista, un progetto e, spero, un soggetto politico, che mette al centro il principale aspetto da conquistare, dentro il quale si posizionano tutti gli altri. Il federalismo europeo, gli Stati Uniti d’Europa, rappresentano infatti il principale obiettivo concreto da raggiungere. Un obiettivo che, se vogliamo, diviene anche insufficiente perché dovremmo parlare di “Stati Uniti d’Europa e del Mediterraneo” come evocazione di futuro, ribadendo che il Mediterraneo non è un mare che ci divide ma che ci unisce. Lo dovremmo fare proprio oggi che questa prospettiva pare irrealizzabile: una federazione di popoli che abbia la capacità di rispondere ai problemi del nostro tempo, aprendo e non chiudendo e con la forza necessaria per contrastare derive che ci stanno investendo dall’interno, infettandoci e rendendoci più deboli. Ecco alcuni esempi, collegati strettamente tra loro, ma significativi, di ciò che ci invade e che ci circonda.
La Russia, giorno dopo giorno, si dimostra un elemento di grande destabilizzazione per l’intera Europa, con azioni militari di influenza in tutte le opinioni pubbliche in ogni occasione elettorale e non solo. Una propaganda incisiva e inarrestabile, organizzata e finanziata con valanghe di denaro, che continua incontrastata a mietere vittime, scavando la sabbia sotto le deboli democrazie e pseudo democrazie europee. Per inciso occorrerebbe chiedersi da dove arrivano i finanziamenti di Lega e 5stelle che di tutta evidenza per queste elezioni hanno messo in campo risorse molto ingenti.
La vicenda Ucraina con migliaia di morti causati da una guerra di aggressione all’interno dei confini europei continua e si radicalizza, una guerra che per la prima volta da dopo il secondo conflitto mondiale ha cambiato i confini degli Stati con le armi nella disattenzione dei più. Una guerra che rischia di far perdere il pallino europeista e riformatore allo stesso debole governo ucraino, dando una mano alla volontà di destabilizzazione della Russia di Putin.
In Siria, dopo quasi mezzo milione di morti e milioni di profughi, in una guerra dimenticata che dura da oltre 6 anni, continua un indistricabile risiko di violenza che vede protagonisti Assad e il suo regime, i russi, gli Usa, la Turchia (quanto ci sarebbe da dire anche su questo Paese e sulla sua deriva!), l’Iran e gruppi terroristici di varia natura in una escalation apparentemente inarrestabile. Sembra di essere di fronte a una sorta di terrificante prova generale di un conflitto molto più ampio, per ora concentrato in quel territorio ma pronto ad uscirne e investire altri.
In questo contesto la vicenda epocale delle migrazioni di massa, che colpisce in larga misura l’Africa con la sua crescita demografica esplosiva, dovrebbe vedere ragionevolezza nelle politiche dei governi degli stati europei che invece si illudono di nascondere la sabbia sotto il tappeto, fino alla inevitabile esplosione del problema, data la totale assenza di gestione. Problema che, va ricordato, investe innanzitutto proprio gli stessi Paesi africani. Su questo la campagna sulla petizione dei cittadini europei che porta “Ero Straniero” oltre i confini italiani è strumento essenziale!
Si potrebbe andare avanti parlando degli Stati Uniti e delle follie di Trump che, al di là dei suoi tweet e delle sue scelte, mostrano come l’Europa non possa stare più sotto l’ala protettrice degli USA ma debba subito trovare la forza di crescere, anche in termini di capacità di difesa, di politica estera, di capacità diplomatica. E’ evidente che non potremo più far conto sugli “amici americani” ma dovremo arrangiarci e diventare noi protagonisti del nostro futuro, mettendo in discussione ciò che è stato in un passato che non tornerà.
In questo contesto completamente nuovo, che mette a rischio 70 anni di certezze (crescita, pace, benessere) siamo di fronte a un bivio con strade radicalmente diverse. Possiamo lasciarci portare dalla corrente impetuosa verso le spinte che hanno condotto alla Brexit, alla vittoria di forze razziste in Polonia e Ungheria, della estrema destra austriaca, di Lega e 5stelle in Italia o nuotare controcorrente, come sempre abbiamo fatto, parlando di democrazia per l’Europa e per il mondo, di federalismo, di nonviolenza, di giustizia internazionale, di diritto di ingerenza, di politica estera comune, di politiche dell’immigrazione comuni, di uno sviluppo che sappia finalmente conciliare la salvaguardia dell’ambiente e la crescita dell’economia, del fatto che i diritti umani sono universali e non prerogativa solo di alcuni popoli.
Io penso che la sfida che abbiamo qui davanti agli occhi sia chiara. Se la vediamo nelle dimensioni che ha realmente non potremo rimanere intrappolati in vicende piccole o piccolissime che oggi paiono sopraffarci.
Con questo spirito io credo che dovremo dare maggiori fondamenta e rendere più forti le organizzazioni che già abbiamo che producono politica in Italia, a partire da Radicali Italiani ma non solo. Ma credo anche che occorra scommettere su +Europa per dare una prospettiva ai tanti che si sono avvicinati in questa campagna elettorale che non ci ha regalato un successo ma ci ha messo sulle spalle una ulteriore responsabilità. Non possiamo buttare al macero, io credo, la fiducia dei tanti che ci hanno sostenuto e in particolare di chi l’ha fatto avendo tra i 18 e i 25 anni. Molti di questi frequentano le nostre sedi non in nome della storia radicale ma in nome del futuro europeo, che peraltro – come noi sappiamo – ha le sue radici nella storia radicale di questi oltre 60 anni.
Stati Uniti d’Europa, intervento della giustizia internazionale in Siria, denuncia dell’imperialismo russo in Italia e non solo, rilancio dell’organizzazione mondiale delle democrazie di pannelliana memoria, strutturazione di nuclei di iniziativa di +Europa in altri Paesi per costruire politiche transnazionali, potrebbero essere i primi temi sui quali lavorare con il soggetto “+Europa” consegnando ai 4 eletti nelle nostre Isituzioni italiane la responsabilità di lavorare insieme e di fare politica insieme.
L’ho detto alla fine dell’ultimo Comitato di Radicali Italiani e lo ripeto: nella dinamica attuale fra chi ha dato vita a +Europa, la somma delle piccole buone ragioni di ciascuno (vale anche per chi si riconosce nella presidenza del PRNTT che ha fatto altre scelte a me incomprensibili) rischia di avere come risultato il nostro grande torto collettivo.
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