Candidato sindaco di Torino 2021

l’Editorialino

Dissesto idrogeologico, dalla conta dei danni all’azione.
E contro il consumo di suolo propongo una legge

editorialino nuovo dimensionato

Propongo alla Regione Piemonte di dotarsi di una legge contro il consumo di suolo, che sappia mettere al centro delle scelte relative alla pianificazione territoriale e allo sviluppo economico la salvaguardia della principale delle risorse che stiamo distruggendo: il suolo.
Una legge che imponga ai piani regolatori di prevedere il riutilizzo di aree edificate dismesse o degradate e che, in presenza di nuovo consumo di suolo, definisca criteri di “compensazione preventiva”.
Per compensazione preventiva – prendendo spunto da quanto proposto da Legambiente in Lombardia – intendo l’obbligo di provvedere prima al miglioramento di aree degradate, inquinate o che hanno perduto la loro funzionaità ecologica in cambio della copertura di nuovo territorio.
In assenza di queste azioni ex-ante chi coprirà il suolo dovrebbe pagare oneri aggiuntivi in base alla qualità dei suoli, per il danno subito dalla collettività, secondo il principio sempre valido di “chi inquina paga”.
I soldi così raccolti dai comuni devono essere utilizzati per “compensazioni ecologiche” (e solo per questo) capaci di ricostituire aree naturali, migliorare le funzionalità dei suoli in altri territori limitrofi e ricostituire corridoi ecologici.
Quando si parla di suolo si tratta di un elemento capace di assorbire enormi quantitativi d’acqua che vengono rilasciati alle radici lentamente garantendo l’approvvigionamento idrico e che riducono l’impatto dei fenomeni alluvionali.
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(Campioni di suolo piemontese usati a scopo di illustrazione per il numeroso pubblico convenuto all’Ipla spa di Torino durante l’Open Day che si è svolto lo scorso 4 ottobre)

L’aumento dell’impatto dei dissesti è dovuto certo a modifiche sulla qualità e quantità delle piogge ma anche ad una gestione del territorio che ha eliminato una parte rilevante dei nostri suoli sostituendola con cemento, piazzali, siti industriali, etc.
Se riduciamo i suoli disponibili a contenere l’acqua aumenta proporzionalmente il quantitativo che scorre in superficie e arriva nei fiumi aumentandone la portata e la forza distruttrice.
Quando parliamo di suoli dobbiamo sapere che sono anche un grande contenitore di carbonio organico.
Se i terreni vengono degradati il carbonio “mineralizza” e si trasforma in anidride carbonica che va in atmosfera ad aumentare l’effetto serra; se viceversa i suoli sono trattati in maniera conservativa avviene il contrario con una diminuzione dei gas serra nell’aria e una riduzione dei cambiamenti climatici in atto.
Quando calpestiamo un suolo siamo sopra ad una moltitudine di elementi nutritivi e alla porzione più grande della biodiversità del pianeta, fattori che garantiscono tra l’altro la crescita delle colture e alimentano ciascuno di noi.
E ancora, quando vediamo un suolo coperto da sostanze inquinanti – che provengano dall’agricoltura, dall’industria o dalle nostre case – dobbiamo sapere che esso agisce come un filtro nei confronti delle acque sotterranee trattenendo buona parte delle sostanze “cattive” e lasciando scendere l’acqua pulita.
Ce n’è abbastanza, mi pare, per dedicare finalmente a questa risorsa naturale l’attenzione che merita, smettendo di sconquassare, cementificare, depauperare, distruggere, asportare, eliminare, compattare, inquinare ….

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Caro Renzi, la riforma elettorale
deve essere maggioritaria e uninominale

editorialino nuovo dimensionato

La riforma elettorale sulla quale è nato l’accordo del Nazareno – il cosiddetto Italicum – l’ho sempre ritenuta una pessima riforma. Invece di andare verso un sistema uninominale maggioritario, come richiesto da due referendum promossi innanzitutto dai Radicali, votati a maggioranza dagli italiani e resi vani dal Parlamento, si è trovato un compromesso al ribasso, utile ad uscire dallo stallo ma non utile al Paese per fare un passo avanti.

Ho sempre pensato che la proposta di Roberto Giachetti di ritornare al Mattarellum fosse non sufficiente ma comunque una strada da percorrere. L’occasione c’è stata in Parlamento ma è stata perduta in virtù dei veti che arrivavano espressamente dal PD e dal Presidente Letta in prima persona.

Se, come sembra, il patto Renzi-Berlusconi oggi scricchiola non mi straccio le vesti. Anzi. E’ finalmente l’occasione di provare su questo tema a proporre qualcosa di veramente innovativo e l’attuale Presidente del Consiglio avrebbe la forza per farlo se comprendesse che è quella la strada per arrivare ad una Democrazia matura dell’alternanza. Passare finalmente dall’ipocrisia del partito a vocazione maggioritaria ad un partito in una logica maggioritaria.

Un sistema bi o tri-partitico dove tutti scelgono i propri eletti è garantito solo dal sistema uninominale maggioritario con collegi piccoli. Il ritorno alle preferenze infatti, come provato da decenni di pratica della prima repubblica e poi nelle leggi elettorali delle regioni e dei comuni, oltre a mobilitare clan e strutture agguerrite che lottano dentro i partiti piuttosto che conquistare nuovi voti, fa sì che solo una piccola percentuale di elettori scelga gli eletti: solo quelli che mettono la preferenza. Gli altri si limitano a decidere quanti eletti spettano a questo o quel partito.

Berlusconi farà di tutto – a mio parere – per tirarla per le lunghe perché ha paura che con l’approvazione della nuova legge elettorale si torni alle urne, vedendo il prevedibile successo di Renzi schiacciarlo definitivamente. Matteo Renzi, cogliendo anche la disponibilità espressa da Bersani a sostenere il maggioritario uninominale, dovrebbe cogliere questa occasione per sparigliare nuovamente, compattando il PD sul ritorno al Mattarellum e provando a trovare il sostegno dei 5stelle, che prima di essere folgorati dalla follia delle preferenze avevano fatto propria questa proposta.

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Vent’anni di lavoro all’Ipla
e cento giorni da Amministratore Unico

per editorialino

Fa impressione, non c’è dubbio. Sono entrato all’IPLA SpA poco dopo la laurea e sono ancora qui, vent’anni dopo.
In questo lungo tempo ho visto una generazione di colleghi andare in pensione e a forza di sentirmi dire che ero giovane adesso non lo sono più. Per il Piemonte e non solo, abbiamo fatto molto dal punto di vista tecnico e delle conoscenze, ognuno per le sue competenze, e molto potremo ancora fare se riusciremo nell’impresa di costruire qualcosa di innovativo.
La settimana scorsa, come stabilito, abbiamo inviato alla Giunta regionale una valutazione tecnica ed economica sulla creazione di una nuova struttura, un “Agenzia delle foreste e del territorio” che sappia rispondere con maggiore efficacia alle esigenze che oggi vive il Piemonte.
Mentre scrivo c’è un’allerta meteo: rischia nuovamente di verificarsi un evento alluvionale di portata rilevante, proprio vent’anni dopo la terribile alluvione del 1994. Fermare questi eventi è impossibile. Ma possiamo ridurre i danni con una gestione accurata del territorio e con interventi mirati a partire dalle aree più vulnerabili. Le ultime conoscenze e le nuove tecnologie potrebbero darci una mano preziosa.
I dati di base spesso sono già a disposizione ma occorre, sostanzialmente a parità di risorse, ottimizzare gli sforzi per migliorare i risultati. Per questo credo sia necessario un “Piano straordinario regionale per il contenimento dei dissesti idrogeologici” che possa contribuire a ridurre gli effetti di tali eventi.
Il lavoro di chi opera sul territorio, nelle valli, sulle colline delle Langhe e del Monferrato, non potrà eliminare i problemi ma certamente potremmo invertire la tendenza di occuparci solo dei danni causati, concentrandoci finalmente sul meno visibile e preziosissimo lavoro di prevenzione, giorno dopo giorno. Lavoro questo che già oggi viene svolto, ma che potrebbe divenire molto più efficace.
Oggi compio anche 100 giorni da Amministratore Unico della Società anche se mi paiono molti di più. Siamo riusciti in poco più di tre mesi a rimettere in sesto le questioni legate alla sicurezza e alla trasparenza ma soprattutto abbiamo conquistato una strada percorribile di riforma che spero riusciremo a portare a termine nel più breve tempo possibile.
Inutile negare le difficoltà, ma avere un primo piano economico di medio termine che permetterebbe alla Regione di risparmiare circa 2,5 milioni di euro mi pare cosa da non sottovalutare.
Al contempo stiamo lavorando sulla nostra attuale struttura e sui nostri progetti per riuscire a chiudere decorosamente anche il bilancio del 2014, dopo che il 2013 è risultato essere in attivo.
Abbiamo ridotto al minimo i costi e stiamo impostando progettualità a livello regionale, nazionale ed europeo.
Non c’è da essere ottimisti perché con i dati attuali il 2015 inizierà con gravi difficoltà (difficoltà che sono purtroppo patrimonio comune a quasi tutte le aziende, pubbliche e private); si tratta tuttavia di saper tirar fuori dalle difficoltà nuove idee e nuove spinte per poter continuare a dare il nostro contributo di lavoro e di esperienza. L’economia verde non è solo uno slogan, è parte importante del nostro comune futuro.

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Leopolda piemontese per buttare il cuore oltre l’ostacolo
Lettera aperta a Davide Gariglio, segretario regionale Pd e la sua (immediata) risposta

per editorialino
Igor Boni, Presidente dell’Associazione radicale Adelaide Aglietta (candidato alle scorse regionali nelle liste del PD) ha inviato la seguente lettera aperta al segretario regionale del PD Davide Gariglio

“Caro Davide,
credo sarebbe necessario organizzare da subito un grande evento di confronto sul futuro della nostra Regione e del PD piemontese. Una sorta di Leopolda regionale nella quale riflettere su cosa sta accadendo attorno a noi.
Le spinte di innovazione che arrivano da molte parti non sono adeguatamente colte dalla struttura del partito regionale.
Dovremmo dare risposte nuove alla crisi del lavoro provando a sperimentare in modo attivo politiche liberali come quelle proposte da Pietro Ichino.
Dovremmo, sui diritti civili, evitare di vedere il PD sorpassato dal Vaticano magari facendo una battaglia per vedere equiparati i diritti di tutte le famiglie nel welfare regionale e attivando senza ritardi la fecondazione eterologa.
Dovremmo, sulla giustizia, prendere atto che la necessità di una riforma che apra le porta alla responsabilità civile dei magistrati e alla separazione delle carriere non solo non è un tabù ma qualcosa di necessario, e non solo perché ce lo chiede l’Europa.
E ancora dovremmo sulla legge elettorale regionale ragionare su come arrivare ad eliminare il listino dei nominati (con mercato delle vacche allegato) e il voto di preferenza passando ad una legge maggioritaria uninominale: quanti, su questo, sanno che solo il 15-20% dei votanti seleziona chi sarà eletto?
Su trasparenza e legalità, i temi che hanno guidato la mia campagna elettorale, è giunto il tempo come promesso insieme di presentare il progetto di legge “Piemonte trasparente” per togliere ai partiti la scelta dei nominati nella sanità e procedere ad un processo di trasparenza nella selezione delle persone in base al merito e non alle appartenenze partitiche o correntizie.

Ho la profonda convinzione che se non sapremo prendere in mano nuovamente tutto questo, con capacità di proposta, con passione e con l’ambizione di conquistare un cambiamento nei confronti del passato si prospetta davanti un futuro pericoloso. Non per il PD ma per le politiche di questo territorio.
Siamo nel cuore della crisi con i dati peggiori sulla chiusura di aziende e partite iva, di perdita di posti di lavoro e di utilizzo di cassa integrazione rispetto a tutto il Nord e Centro Italia e non possiamo più rimanere legati a vecchie e logore logiche.
Occorre gettare il cuore oltre l’ostacolo. La rottamazione delle persone in base al dato anagrafico l’ho sempre trovata una procedura volgare e priva di significato ma rottamare vecchie politiche e vecchie consuetudini è doveroso e dovremmo farlo da subito.

Con questi auspici ti chiedo, vi chiedo, di convocare un evento pubblico fuori dalle logiche strette di partito per dare voce, luce e concretezza ad un rinnovamento che tarda purtroppo a farsi strada.

Con affetto,
Igor Boni”

ECCO LA RISPOSTA DI DAVIDE GARIGLIO

Caro Igor, cari amici dell’Associazione Adelaide Aglietta,
oggi, mentre seguivo i lavori della Leopolda, ho visto la vostra lettera che mi sollecita a creare un evento simile nella nostra Regione, per discutere fuori dagli schemi preordinati di partito, in modo coraggioso e prospettico, del futuro del nostro territorio e delle scelte che spetta a noi assumere.
Sono totalmente d’accordo con voi.
Nella segreteria regionale già a luglio abbiamo deciso di creare un evento simile, che dovrebbe tenersi – impegni nazionali permettendo – il 29 novembre a Torino.
Alcuni membri della segreteria ci stanno lavorando appassionatamente.
Questo dovrebbe essere il momento di avvio del lavoro programmatico, che sarà poi sviluppato dagli 11 forum tematici regionali, cui hanno già aderito più di 500 persone.
Al termine di tutto, tra un anno, terremo una grande conferenza programmatica, la prima per il Piemonte, come previsto dal nostro Statuto.
Ti/vi chiedo aiuto.
Lo sforzo che dobbiamo fare é quello di superare i nostri schematismi mentali, la pigrizia culturale di chi ripete sempre le scelte del passato per paura di avventurarsi su strade nuove.
Gli interventi di oggi, qui alla Stazione Leopolda, raccontano tutti di esperienze partite col coraggio della rottura, della discontinuità, anche dell’azzardo.
Il PD, per come lo concepiamo noi, deve saper guidare il Paese in uno straordinario sforzo di rinnovamento.
Mi rendo conto che su di noi pesano grandi aspettative e che il nostro partito a volte é più teso a conte interne, a discussioni in house, che non a traghettare con decisione il Piemonte verso il futuro.
Oggi in Regione viviamo un momento di crisi finanziaria drammatica, che obbliga noi amministratori regionali a decisioni forti e innovative già nell’immediato.
Ecco perché l’evento che immaginiamo non é fine a se stesso, ma funzionale ad offrire idee e soluzioni concrete a chi deve compiere le scelte.
È la grande funzione del partito, che per troppi anni in Italia abbiamo subappaltato agli amministratori.
Ora noi dobbiamo provarci.
Lo sforzo della segreteria regionale é in questo senso.
Abbiamo bisogno anche del vostro aiuto e delle vostre idee.
Con amicizia.
Davide
Firenze, 25 ottobre 2014

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IPLA: PORTE APERTE AL CAMBIAMENTO

per editorialino

Il 4 ottobre prossimo presso la sede dell’IPLA in C.so Casale 476, dalle 10 alle 17 apriremo i nostri cancelli a tutti.
Da 35 anni ci occupiamo di Green economy e valorizzazione dei territori, protezione dal dissesto idrogeologico e filiere energetiche, protezione delle risorse naturali e innovazione in agricoltura, monitoraggio del Programma di sviluppo rurale e lotta alle zanzare, biodiversità e gestione dei 900.000 ettari di boschi regionali, formazione in ambito forestale, tutela del suolo e progetti internazionali, ciclo dei rifiuti e sentieristica, valorizzazione del patrimonio tartufigeno regionale e lotta ai cambiamenti climatici… Vogliamo far conoscere le nostre attività e le nostre capacità ma vogliamo anche cambiare per andare incontro alle esigenze imprescindibili dettate dalle difficoltà economiche e da una struttura societaria che deve riformarsi per essere ancora più efficace e al passo con i tempi.sitoIpla
Con questo spirito stiamo affrontando queste settimane a dir poco impegnative, tentando di realizzare un progetto che da anni abbiamo in mente (e che oggi è sostenuto con forza dalla Giunta guidata da Sergio Chiamparino): mettere assieme le nostre competenze con gli operai forestali e gli impiegati forestali della Regione e con il sistema dei vivai regionali. Condurre in una sola struttura chi opera direttamente sul territorio (le squadre forestali) con chi progetta e attua la pianificazione forestale (IPLA) è un provvedimento logico che potrà ottimizzare risorse e rendere più efficace il lavoro di tutti. Penso ad esempio ad un Piano straordinario per la protezione del territorio dal dissesto idrogeologico, individuando priorità di intervento e iniziando a realizzarlo dalle situazioni più critiche a parità di costi con il passato o addirittura risparmiando.
Quanto vale la prevenzione? Ce lo diciamo ad ogni disastro che incombe nei telegiornali, dalla Puglia alla Toscana, dal Veneto alle Marche, dalla Sicilia al Piemonte. Noi possiamo e dobbiamo fare qualcosa per smetterla di mettere delle toppe e agire prima per ridurre i rischi.
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Vogliamo costruire una struttura agile ed efficace che valorizzi le nostre competenze smettendola finalmente di guardare a chi si occupa di ambiente e territorio come un problema. Certo, lo ripeto, IPLA non è perfetta e ha ampi margini di miglioramento. Ma come ho detto tante volte se dall’oggi al domani l’Istituto sparisse la Regione si troverebbe a dir poco spiazzata su molti temi e presto inizierebbe un dibattito su come ricostruire una struttura analoga alla nostra che peraltro c’è in quasi tutte le regioni (con una ragione sociale differente, però).
Con il monitoraggio sul Programma di Sviluppo Rurale e con il sostegno tecnico all’intera struttura regionale contribuiamo per la nostra parte a far arrivare in Piemonte quasi un miliardo e cento milioni di euro (!) per la programmazione 2014-2020. Non è poco, mi pare. Con la lotta alle zanzare possiamo vantare di essere l’unica regione del nord che ad oggi non ha nei suoi confini casi di Febbre del Nilo (malattia con potenziale esito mortale, portata da alcune specie di zanzare) e di aver ridotto l’infestazione di un ordine di grandezza rispetto a quando abbiamo cominciato 8 anni fa. Anche questo non mi pare poco. Gestiamo i fondi che arrivano dai tesserini dei raccoglitori di tartufi riportando sul territorio gran parte dei soldi per valorizzare questo prodotto tipico del Piemonte. Forniamo i dati e l’interpretazione degli stessi per ridurre i danni alla risorsa suolo, rispondendo prontamente alle normative europee e nazionali. Tentiamo in ogni modo di attivare filiere di produzione di biomassa per produrre energia a beneficio dell’economia regionale rurale innanzitutto (su questo potremmo fare molto di più).
Quando sento affermare che siamo un problema mi viene da rispondere semplicemente che siamo una risorsa.
Ciò non toglie che sia ora di cambiare radicalmente e l’occasione che abbiamo tra le mani non dobbiamo perderla abbandonando ogni spirito di conservazione; non ne avremo un’altra, con ogni probabilità.
Sarà anche il modo per provare ulteriormente a ridurre i costi e a produrre nuove entrate che riducano i costi suddetti, rifuggendo qualsiasi tipo di assistenzialismo.
L’appuntamento di sabato prossimo sarà l’occasione per far conoscere al grande pubblico cosa sappiamo fare e cosa potremmo realizzare insieme ai colleghi forestali che operano sul territorio e ai funzionari regionali che coordinano le attività su questi temi.
Vi aspetto.

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Per dire la sua nella crisi ucraina
l’Europa costruisca una vera politica estera comune

La vicenda russo-ucraina contiene germi di una pericolosità mai vista in Europa, simili per certi versi a quelli innescati dalla Serbia di Milosevic ma evidentemente più pericolosi perché la Russia di Putin non è paragonabile con la Serbia di allora.
Nulla nella storia si ripete uguale ma non vi è dubbio che le analisi che pongono in paragone quello che accade nell’Ucraina dell’est con l’ingresso di forze regolari e irregolari russe a “protezione” dei russofoni ucraini ricordano vicende del 1938 e 1939 che sono finite in una delle tragedie più gravi della storia.
Il recente passato ci racconta di Putin in Cecenia a distruggere qualsiasi opzione democratica radendo al suolo un’intera regione per ricostruirla consegnando nelle mani di improbabili gerarchi il Caucaso e ci parla della Georgia dove i confini sono stati modificati in seguito ad un intervento armato che non ha avuto alcuna conseguenza.
L’indifferenza è il primo dei complici di quanto accade.
Senza voler fare allarmismi o paragoni forzati credo che l’Europa debba cogliere questa vicenda come spinta in avanti per costruire un’unione politica verso gli Stati Uniti d’Europa.
A cominciare dalla politica estera e di difesa, per passare alla politica di gestione del fenomeno dell’immigrazione e a tutti gli altri aspetti che sono da affrontare con una sola voce (fisco, ambiente, energia, lavoro, etc) e non in un pollaio di quasi 30 elementi. Una politica energetica comune che riuscisse ad affrancarci dalla dipendenza dal gas russo la chiediamo (come radicali) da anni; oggi toglierci dal collo il cappio di Gazprom significherebbe ridurre praticamente a zero il potere di ricatto di Putin.
Mi piacerebbe che il nostro Governo cogliesse l’occasione del semestre italiano per impegnarsi a fondo nella costruzione vera e concreta di una patria comune europea; sarebbe una risposta strategica contro il cieco euroscetticismo e darebbe un segno tangibile all’espansionismo di Putin, il quale sa benissimo che sulla carta, oltre alle parole, non esiste nemmeno la possibilità teorica per l’Europa di contrastare l’avanzata, dato l’evidente nanismo politco.
Oggi lo Zar ci ha ricordato che se volesse prendere Kiev gli basterebbero due settimane!
L’Europa del 1938 e 1939 voltò la faccia dall’altra parte, non facciamolo noi adesso.

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Dal bilancio al rilancio con un gioco di squadra

per editorialino
Lunedì 9 giugno una quarantina di persone hanno partecipato all’evento che ho promosso “Elezioni regionali: dal Bilancio al Rilancio”. Numerosi interventi e discussione franca con una parte significativa di chi ha collaborato alla mia campagna elettorale. Come ho detto in quell’occasione credo che vi siano tre alternative.
La prima è che in seguito al risultato di preferenze ottenuto, lusinghiero ma non sufficiente, ognuno torni alla propria occupazione abbandonando l’ambizione di fare politica.
La seconda è che ciascuno di noi rientri nei suoi territori di competenza riprendendo a fare attività politica in piccoli gruppi: i radicali nell’Associazione Aglietta, i piddini in LibertàEguale, gli amici di Exit e dell’UAAR nelle loro associazioni, i Verdi con i Verdi, i Socialisti con i Socialisti, etc.
La terza, la più ambiziosa, è quella di riuscire a costruire qualcosa di nuovo e di diverso, che ci costringa a lavorare insieme, abbandonando in toto o in parte le vecchie abitudini un po’ stantie che ci fanno sentire sicuri ma che sono ormai legacci da strappare se vogliamo fare un salto di qualità. Occorre definire leadership, occorre definire priorità e progetti (abbiamo solo da scegliere tra i molti messi in campo) ma soprattutto occorre definire una modalità organizzativa che sia efficace, snella e chiara nelle responsabilità.
salaAB+9giugno
I Radicali in Piemonte in questi anni, da soli o con collaborazioni strappate a questo o quello, sono riusciti a fare grandi cose: anagrafe degli eletti, garante delle carceri, Cota a casa, testamento biologico, RU486 legalizzata e molto altro. Ma per divenire protagonisti del cambiamento dobbiamo avere l’ambizione di tenere in mano il pallino delle riforme e non solo costringere la Politica degli altri a farle proprie dopo estenuanti battaglie. Ne avremo la forza e la capacità? Avremo il sostegno finanziario necessario? Sapremo mettere da parte personalismi per fare un gioco di squadra? Credo dipenderà da ciascuno di noi. Io ci voglio provare.

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