Giulio Manfredi (Direzione Radicali Italiani) e Igor Boni (presidente Associazione radicale Adelaide Aglietta):
In Italia pochi se ne sono ancora resi conto, impegnati nelle discussioni su Balotelli o tutt’al più sulle immunità dei futuri senatori, ma quanto accaduto ieri a Washington è destinato a modificare gli assetti geopolitici futuri, a partire dal centro di crisi ucraino. Con un semplice atto amministrativo, l’Ufficio per la Sicurezza e l’Industria del dipartimento al Commercio Americano ha autorizzato due piccole compagnie petrolifere USA a vendere petrolio greggio ultraleggero all’estero. E’la prima volta che accade negli ultimi 40 anni.
L’affacciarsi sulla scena energetica mondiale di un nuovo esportatore di petrolio della stazza degli Stati Uniti porterà a un drastico ridimensionamento della Russia dello zar Putin, che negli ultimi 15 anni ha avuto praticamente campo libero in Cecenia, Georgia, Crimea e Ucraina orientale grazie al ricatto energetico: o mi lasciate fare o non rifornisco più l’Occidente di gas e petrolio.
E’ del tutto lecito affermare che la “piccola” decisione presa a Washington rappresenta la prima seria risposta occidentale alla minaccia russa. Oltre a rappresentare in prospettiva una linfa vitale per il rilancio del trasporto tramite petroliere e quindi, indirettamente, anche per il potenziamento dei porti e delle infrastrutture in Europa, in Italia.
La buona notizia che arriva da oltre Atlantico deve spronare ulteriormente l’Unione Europea a definire al più presto una politica energetica comune.
Anche in questo settore, Matteo Renzi, nel semestre di guida italiana che inizia fra un settimana, dovrà dimostrare la sua capacità di leadership, ponendo definitivamente fine all’era Berlusconi/Scaroni, tutta sbilanciata verso Mosca.
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